OBESITA’
Il sovrappeso, dafattore estetico, quando diventa obesità, assume rilevanza patologica, diversamente grave a seconda dell’entità della condizione. Da semplice discomfort, a malattia che coinvolge organi e apparati: cuore e sistema circolatorio, sistema endocrino-diabete, apparato osteoarticolare e in qualche modo tutti gli altri con diversa penetranza. I numeri in Italia e nel mondo sono in aumento. Da noi i dati Istat del 2021 parlano del 36,1% della popolazione in sovrappeso e dell’11,5% francamente obeso. Questi ultimi dati negli anni più recenti sono leggermente diminuiti per effetto della prevenzione e delle terapie. Nel mondo rilievi del 2022 segnalano oltre un miliardo di obesi con un drammatico andamento in crescita. Si invocano misure immediate stante l’impossibilità dei sistemi sanitari a fronteggiare i problemi di assistenza e cura di questa massa di persone.La previsione è che nel 2050 il 50% degli adulti sarà sovrappeso o francamente obeso.
Per un buon inquadramento della malattia obesità è utile all’inizio misurare:
- Circonferenza vita (deve essere misurata appena sopra l’ombelico) ed è considerata “desiderabile” se è inferiore a 94 centimetri negli uomini e 80 nelle donne. Se il valore è superiore si è in presenza di distribuzione addominale del tessuto adiposo, condizione predisponente a diabete, ipertensione arteriosa, dislipidemia).
- Circonferenza del collo (se superiore a cm 41 nella donna o cm 43 nell’uomo, in presenza di altri fattori, è possibile la presenza di apnee notturne).
- Pressione arteriosa.
- Saturazione in ossigeno del sangue.
- Valori nel sangue di glicemia, emoglobina glicata, colesterolo totale e LDL, trigliceridi, uricemia.
Dopodiché la presenza di grasso nei tessutisi misura quantitativamente con l’indice di massa corporea (BMI), che quando è pari o superiore a 30 indica obesità. L’indice si calcola dividendo il peso espresso in chilogrammi (kg) per il quadrato della statura espressa in metri (m). La formula è BMI = Kg / m2
Combattere l’obesità sia quella moderata che caratterizza il sovrappeso, sia quella patologica che rappresenta la vera obesità, impone una dieta alimentare congrua con diminuzione dell’apporto calorico in particolare di grassi e zuccheri a favore del consumo di frutta, verdure, proteine magre. Soprattutto perseguire un bilanciamento equilibrato dei principi nutritivi, insieme ad una attività fisica regolare che concorre nel consumare energie e quindi peso e a migliorare la salute degli organi.Bisogna poi intervenire sugli aspetti psicologici, per mettere in condizione il malato di gestire i turbamenti che sono alla base del comportamento compulsivo del mangiare.
Molte sono le cause dell’aumentato peso corporeo, la prima è checi muoviamo meno rispetto al passato. Sempre più gente esercitaun lavoro intellettuale che porta astare seduti per ore ed ore davanti una scrivania, e/o sui comodi sedili di un mezzo di trasporto da casa al lavoro, dal lavoro a casa.Accanto a questi stili di vita esistono influenze genetiche che agiscono a vari livelli, ad esempio con una abbondanza di adipociti in certe zone del corpo. Più specificatamente caratterizzando alcune sindromi cliniche che hanno nell’obesità un (In questo dipinto del 1680 di Juan Carreno de Miranda, si vede una ragazza obesa probabilmente affetta da malattia genetica.) Negli ultimi vent’anni sono stati isolati 41 geni che svolgono azione predisponente allo sviluppo della malattia, o decisamente determinanti sindromi cliniche come: / la sindrome di Prader-Willi (una iperfagia da alterazione del cromosoma 15)
/ la sindrome di Bardet-Biedl (obesità, problemi renali e oculari multipli difetti genetici),
/ la sindrome di Cohen (obesità e multiple alterazioni organiche da difettoso sviluppo embrionale)
/ la sindrome di Momo (obesità e iper-accrescimento).
Al di là di questi quadri complessi da evidente alterazione genica, ci sono condizioni nelle quali l’obesità deriva da mutate condizioni ambientali soprattutto in determinati gruppi etnici, come ad esempio presso gli indiani d’America Pima che si sono evoluti in un ecosistema desertico e dopo aver adottato uno stile di vita occidentale sono diventati obesi in numero altissimo. Si spiega con la teoria del gene risparmiatore, vale a dire la facilità dell’immagazzinamento del grasso nei periodi di abbondanza per sopravvivere nei periodi di carestia. Sempre a livello genetico si è scoperto che il cervello degli obesi, alla vista del cibo, va incontro ad unaattivazione in alcune aree dell’ippocampo e questa cosa liporta a mangiare anche in assenza di fame.
Su un altro versante, non genetico, l’abitudine al mangiare eccessivo, oltre che per il piacere della gola, è manifestazione di disordini emotivi e di condizioni di stress, a cui si aggiungono gli effetti collaterali dei farmaci neuro-psichiatrici. Ne bisogna dimenticare le patologie a carico del sistema endocrino, in particolare tiroide e ghiandole surrenali come causa di obesità.
Qualunque siano le cause e condizioni che portano alla obesità occorre considerare le patologie collaterali causate dall’obesità:
/ sulle arterie la dislipidemia indotta dall’alimentazione sregolata causa una degenerazione aterosclerotica con deficit circolatori, dall’ischemia, all’infarto, all’ictus cerebrale;
/ sul cuore la compromissione coronarica, insieme al superlavoro che il cuore deve compiere per sopperire alle necessità della aumentata massa corporea, porta ad una compromissione dell’organo;
/ ipertensione arteriosa;
/ problemi respiratoricon episodi di apnee notturne;
/ diabete di tipo 2 che, con una dieta appropriatae la terapia, scompare;
/ compromissione osteo-articolare con usura delle superfici cartilaginee e sollecitazioni degenerativea carico del tessuto osseo;
/ forse anche una nuova forma di epatite di origine non alcoolica né virale,ad impronta steatosica che può evolvere sino alla cirrosi. (NASH) acronimo in lingua inglese che sta per epatite steatosica non alcolica.
Come trattare l’obesità?
L’obesità di grado 1 può essere ancora trattata con modifiche dello stile di vita, meglio se accompagnate dai nuovi farmaci, mentre la terapia dell’obesità di grado 3 o di grado 2 con malattie associate è la chirurgia.
I nuovi farmaci sono i GLP 1 agonisti: sono nati per la terapia del diabete di tipo 2, ma utilizzandoli si è visto che agiscono anche riducendo il senso di fame e aumentando il senso di sazietà.Si tratta di analoghi dell’ormone naturale che stimolala secrezione di insulina,riduce quella dl glucagone, rallenta lo svuotamentogastrico, agisce sul cervello sul senso della fame simulando la percezione di una pienezza gastrica.
L’opzione chirurgica prevede una molteplicità di interventi che ultimamente si sono ridotti a due fondamentali:
/ il bypass gastrico
/ la sleeve gatrectomy.
Ridotta la frequenza degli interventi di bendaggio gastrico, oppure i più ampi interventi come la derivazione bilio-pancreatica che comportavano l’esclusione di gran parte dell’intestino tenue dal transito del cibo per impedirne l’assorbimento.
Concludendo l’obesità è una patologia emergente che coinvolge molteplici concause: da determinanti genetici, a modificati stili di vita, a disordini alimentari dettati da disordini psicologici, a problematiche endocrine, e non ultimo ad un approccio edonistico del vivere che vede nel piacere comunque ottenuto la propria realizzazione. L’aspetto individuale coinvolge la collettività configurando un problema di salute pubblica su scala planetaria con implicazioni economiche proibitive