.MARCELLO PACI, Tre giorni in ospedale come ad Alcatraz, Roma, Aracne, 2014, 50, € 6,00.
Protagonista di questo libretto è il corpo: un corpo malato, sottoposto a infiniti esami che non lasciano speranza. Così quel corpo, che nell’esistenza quotidiana cammina abbastanza discreto accanto all’anima, diventato troppo invadente con le sue patologie per le dolorose terapie imposte da una implacabile diagnosi, diventa un peso insopportabile e, in un ultimo scatto di dignità»si ha la tentazione di tornare a casa, in attesa della fine, senza combattere per la guarigione.
Ma la vita sembra essere un’altra cosa rispetto al corpo. La vita minacciata lancia il suo appello e, quando non si sa dove prendere la forza per affrontare quell’iter così devastante, dal quel corpo esce un’invocazione al Dio che può salvare.
L’A., medico e docente alla «Sapienza» di Roma, con il suo linguaggio specialistico, rende queste pagine particolarmente crude, aggiungendo all’esperienza del dolore un livello di consapevolezza, che certamente contribuisce a suggerire la sensazione che nella malattia non esista che il corpo.
Infatti, dopo la via crucis da Bagnara a Roma, quando il protagonista, Luigi, torna sugli Appennini nella casa della sua infanzia, dopo che il corpo ha ricevuto in dono un nuovo organo e quindi è in via di guarigione, l’anima torna a vedere e a parlare esprimendosi attraverso un pianto di felicità, mentre riscopre il monte che incombe benigno sulla valle e gli amici, tornati quell’anno tutti lì, come per incanto, nonostante negli ultimi anni si fossero persi.
Ma prima bisogna passare per piazza sant’Agostino, salire le scale della gradinata e fermarsi davanti alla cappella, dove un Cristo in croce attende di mostrare la sua partecipazione al dolore umano.
Nella malattia — o meglio, nel corpo malato — avviene la kenosi umana, quella discesa agli inferi, da cui Luigi risale per la visione di un sogno, perché Dio, per comunicare, talvolta, quando non esistono altre vie di accesso, sceglie vie imprevedibili.
Il libro termina lasciandoci il senso di un racconto incompiuto, con la domanda sull’esito finale di questa battaglia contro il male. Ma il compimento in realtà è avvenuto e appartiene a un ordine non solo fisico.
Gianna Forlizzi