La nuova Europa
Dopo decenni di pensiero debole, di relativismo, di distruzione delle radici e delle tradizioni, di pensiero liquido, di tutela e predominio delle diversità, in una parola di esaltazione del nichilismo, l’Occidente sembra arrivato al capolinea. E il tramonto non avrà il bagliore di un ultimo spettacolare harakiri alla Mishima, sarà un lento spegnersi della fiaccola che fu la civiltà del mondo. Uguaglianza, fraternità, libertà, toponimi della modernità sono diventati fantocci vuoti dietro i quali si apre una strada che conduce al nulla. Secoli, millenni di ricerca scientifica e filosofica, di riferimenti teologici e religiosi, avevano creato e sviluppato una cultura che ha favorito la realizzazione della buona semenza dell’uomo, liberandolo dalla paralizzante angoscia dell’esistere. Ora il superamento del passato, per certi versi virtuoso, è diventato furia iconoclasta, sotto le cui sembianze si sono sviluppate nuove schiavitù, abilmente celate dietro il velo del progresso. L’esaltazione dei diritti individuali svincolati da qualsivoglia regola etica o di mediazione con i valori religiosi e culturali, in un processo di liberazione senza confini, conduce ad una sospetta condizione primitiva di totipotenza, alla quale una tecnica straordinaria e mirabolante fornisce strumenti tremendi che disegnano possibilità sublimi e del pari terrificanti. Un po’ come accade in biologia dove la fisiologica differenziazione cellulare a formare le cellule mature e diverse dei vari organi e apparati, conserva in un angolo un gruppo di cellule primitive, la meraviglia delle staminali, che come operai alacri vanno a sostituire quelli stanchi o defunti. Ma in queste dinamiche cellulari di crescita, specializzazione e primitività, si possono sviluppare percorsi che conducono su altre, diverse, cattive strade e le cellule impazziscono, si ammalano, diventano cancro che distrugge tutte le altre. Metafora di una libertà assoluta di autoaffermazione che diventa cammino verso il nulla, senza più i limiti. C’è un’immagine e un racconto d vita propagandato da intellettuali impegnati con lunga militanza alle spalle, intrattenitori televisivi, opinionisti, giornalisti, politici e altri, che seduce per la mancanza di divieti, per la facilità di soddisfare i piaceri, per la libertà dei comportamenti e stili di vita. Il contraltare a questo Eden promesso è l’abbandono della religione dei padri, e del corpus di valori e comportamenti che la tradizione ci ha tramandato. Scompaiono anche i partiti politici in quanto custodi di ideologie, ci si affida in questo ambito a movimenti transeunti come le idee che proclamano. La libertà predicata, l’esaltazione individualistica, la condanna del passato configura una nuova ideologia che è quasi religione. L’aver cancellato il sacro come era rappresentato nella tradizione, lascia un vuoto nell’animo che deve essere colmato. Dunque la dimensione etica viene surrogata da manifestazioni di buonismo come dichiarazione d’intenti e senza eccessivo impegno, si afferma una coscienza ecologica con una divinazione della natura in una sorta di panteismo moderno che porta a compimento l’ateismo illuminista e nicciano. Scompare il Dio trascendente e poi quello nella storia. C’è solo l’uomo al centro dell’universo , un umanesimo integrale che porta con se l’angoscia della mancanza e la necessità di sostituzione ed ecco l’ecologia e tutto il resto. Si manifesta anche con la nominale accettazione della religione ma non di una. Si favorisce un sincretismo religioso che prende in modo arbitrario dall’una e dall’altra ciò che sia in armonia con il pensiero dominante. Ma per essere membri a pieno titolo della nuova società per declinare le infinite possibilità della “new age”, occorre, c’è necessità di denaro. Procurarselo sarà semplice per alcuni, difficile per molti, impossibile per i più. Questi aspiranti consumatori della vita felice dovranno arrabattarsi per trovare i mezzi con cui entrare nella fiera dei balocchi e delle meraviglie. che viene rappresentato nei mezzi di comunicazioni da parte di interessati guru e intellettuali organici al sistema. Ci vorrebbe un altro Benedetto patrono di una Nuova Europa, non di questa che non ha riconosciuto né lui né gli altri e con loro le origini giudaico-cristiane del nostro mondo. Ci vorrebbe un nuovo Cirillo e un nuovo Metodio per allargare sino agli Urali la nostra terra che si chiama Europa rivendicandone l’origine cristiana, figlia dell’impero romano civilizzatore del mondo. Allora si potrebbe confrontare senza soggezione con l’America ormai figlia degenere dell’Occidente , con la Cina e l’Oriente minacciosi e non più lontani, con il mondo islamico e africano smaniosi di fare strage degli odiati cristiani. Ma i barbari, secondo alcuni, non sono più alle frontiere, sono già dentro e l’accoglienza buonista e ipocrita è la quinta colonna. Se alla fine il processo in atto arriverà a compimento, c’è da sperare nella sopravvivenza di piccole comunità cristiane che nel tempo potranno ricostruire un mondo dove vivere, come Papa Benedetto ci lascia come eredità di pensiero.