Il tossico barcollante a Trastevere
La festa “de noaltri” è relegata a folklore, non più plebs frumentaria e circense, né bulli pasoliniani o fusti delle improbabili spiagge teverine. Scomparsi, via, ormai imborghesiti in comode case della periferia o dissolti nelle mutazioni antropologiche della modernità.
Trattorie finte, ristoranti, birrerie, cineserie, McDonald’s, nei piani bassi delle case, al posto di pizzicagnoli, falegnami, fabbri, barbierie.
Flussi ininterrotti di umani impacchettati, in vestiti colorati, dietro conduttori ombrellati, vocianti, fotografanti tutto, distrutti in questo vagare infinito nelle strade e nelle piazze imbrattate di false ricchezze. Metabolismi distrutti da venefiche pietanze, dietro il sorriso ebete di massificate vittime.
Caravanserraglio infame di modernità mostruose dietro apparenze di normalità assoluta.
Sola verità nella drammaticità della sua immagine il tossico barcollante che vaga nello spazio di Trastevere con occhi di bambino bisognoso di tutto.
Lo evitano i passanti schifati, le macchine rombanti.
Cerca i compagni di una vita dissoluta spesa nel torpore e nella coscienza obnubilata da droghe e alcool.
“ Out of struggle of life”, via dai comportamenti sociali, scomparsa la memoria, buio il futuro, unica certezza, un presente fatto di ricerca e consumo della roba.
Alla ricerca di una libertà impossibile che è solo schiavitù, ma lui guarda con ironia i normali che non sanno di essere anche loro schiavi della normalità imbrancante.