IND132961 The naval battle of Lepanto between the Holy League and the Turks in 1571 (oil on canvas) (detail) by Brugada, Antonio de (d.1863); Museu Maritim Atarazanas, Barcelona, Catalunya, Spain; Index; Spanish,  out of copyright

IND132961 The naval battle of Lepanto between the Holy League and the Turks in 1571 (oil on canvas) (detail) by Brugada, Antonio de (d.1863); Museu Maritim Atarazanas, Barcelona, Catalunya, Spain; Index; Spanish, out of copyright

La battaglia di Lepanto

Forse saremo costretti a combatterla di nuovo, ma ci sarà qualcun altro al posto del Papa?

Il sette di Ottobre del 1571 si combatté nelle acque greche di Lepanto la grande battaglia navale che avrebbe fermato l’espansione dell’impero Ottomano verso L’Europa.
Dopo la conquista di Cipro da parte dei turchi, che si era conclusa con il massacro della guarnigione veneziana e la barbara esecuzione del suo comandante Marcantonio Bragadin, la necessità di organizzare una risposta da parte di Venezia trovò l’appoggio di gran parte delle potenze europee. Motivazioni di ordine economico e commerciale ne erano alla base ma implicazioni di natura religiosa storica e culturale facevano da detonatore. In qualche modo si configurò in quella circostanza uno scontro di civiltà e di mondi diversi.
L’organizzazione della cosa ebbe l’avallo decisivo del Papa che ne diventò ben presto il promotore e alla fine si dette vita ad uno schieramento che prese il nome di

LEGA SANTA.

Il Papa

Antonio Ghisleri, Papa Pio V, era nato a Borgo Marengo (Alessandria) nel 1504. Divenne Papa nel 1566 con il nome di Pio V, sarà ricordato nella storia della Chiesa come teologo e inquisitore domenicano.
Tre ideali caratterizzarono il suo pontificato: riforma della chiesa, applicazione dei decreti tridentini, la crociata per la riconquista di Gerusalemme e degli altri luoghi sacri.
Fu eletto papa con l’appoggio del cardinale Borromeo nipote di Pio IV, che aveva caratterizzato il suo pontificato con provvedimenti e in generale atteggiamenti di tipo moderato o secondo i critici non risoluto.
Pio V operò una svolta che potremmo definire radicale: lotta sino all’abolizione del nepotismo, delle pretese dal clero e della curia romana, maggiore severità nei costumi. Entrambe le cose erano state le piaghe della Chiesa romana, forse anche una causa della Riforma protestante, che aveva preso le mosse dalla critica senza appello dell’agostiniano Lutero dopo il suo viaggio a Roma.
Con Pio V la contro-riforma si dispiegò in tutta la sua forza e intransigenza e divenne lotta senza quartiere dei movimenti eretici come gli Ugonotti e i Valdesi.
Scomunicò Elisabetta, la figlia illegittima di Enrico VIII Tudor e di Anna Bolena e appoggiò la cattolica Maria Stuarda.
Ma questa fu imprigionata e poi decapitata ed Elisabetta divenne regina d’Inghilterra. La scelta di campo del Papa aveva motivazioni legittime, ma si rivelò politicamente non accorta perchè consegnò alla vendetta dei realisti i cattolici d’Inghilterra.
Furono perseguitati e soppressi fisicamente se non si adeguavano alla nuova chiesa anglicana. In particolare la violenza si abbatté sulle gerarchie religiose: sacerdoti, suore, vescovi, e per tutti Tommaso Moro.
Pio V proveniva da un’antica famiglia nobile decaduta e prima di entrare nell’ordine dei Domenicani, dove si sarebbe fatto notare e che lo avrebbe portato al soglio pontificio aveva cominciato come semplice parroco. Fu notato dal cardinale Carafa che lo segnalò al pontefice e quindi fu fatto cardinale e poi Papa.
Dal lato teologico elevò Tommaso D’Aquino a sommo dottore della Chiesa e in quegli anni Palestrina fu nominato maestro di musica della cappella pontificia.
L’azione del Papa contro le eresie si rivolse anche contro gli ebrei che cacciò dai territori dello stato pontificio. Per coloro che decisero di rimanere furono costruiti i ghetti di Ancona e di Roma.
La frattura con il mondo ebraico italiano fu radicale tanto che gli ebrei bolognesi uscendo dalla città diretti verso l’accogliente Ferrara portarono con sé anche i loro morti. Ma la costituzione della Lega Santa fu l’impresa maggiore del pontificato di Pio V.

La battaglia

L’alleanza messa in piedi comprendeva oltre lo stato pontificio, l’Impero di Spagna con il Regno di Napoli e di Sicilia, la Repubblica di Venezia, il Ducato di Savoia, l’Ordine dei Cavalieri di Malta, il Granducato di Toscana, la Repubblica di Genova, il Ducato di Urbino.
La Lega Santa aveva dall’altra parte l’Impero Ottomano.
Lo scontro fu sul mare in una località della Grecia chiamata Lepanto, dove si affrontarono le due flotte.
Quella cristiana era comandata da Don Giovanni d’Austria coadiuvato al centro dello schieramento da Marcantonio Colonna, e Sebastiano Venier, a sinistra Agostino Barbarico, a destra Gianandrea Doria, come riserva Alvaro de Bazan.
Quella turca era comandata da Muezzinzade Alì Pascià al centro, con a destra Mehet Shoraq detto Scirocco e a sinistra Uluc Alì detto occhiali, riserva Murad Dragut.
Di questi comandanti nello scontro persero la vita Barbarico per i cristiani, Alì Pascià e Mehet Shoraq per i turchi
I turchi schieravano 222 galere, 60 galeotte, con 150 cannoni e 88000 uomini.
I cristiani 202 galere, 6 galeazze, 30 navi minori con 1815 cannoni e 74000 uomini.
Alla fine della battaglia si contarono da parte cristiana 7500 uomini periti e altrettanti feriti e 15 galere affondate.
Da parte turca 8000 morti e 10000 prigionieri, 50 navi distrutte, 117 catturate.
La battaglia assunse connotati epici già nello schieramento e poi nel corso del suo svolgimento.
Sulla nave ammiraglia di don Giovanni d’Austria erano posti due stendardi, il primo su un fondo rosso sangue mostrava il crocefisso tra le immagini di Pietro e Paolo e sotto la scritta che riportava il motto di Costantino “ in hoc signo vinces”, il secondo aveva al centro l’immagine della Madonna con la scritta “ S, Maria succurre miseris “
La nave ammiraglia turca issava uno stendardo verde sul quale per 28000 volte compariva a caratteri d’oro il nome di Allah.
Dopo lo schieramento e l’ostentazione della forza il vento soffiò a poppa della flotta turca e questa mosse contro i cristiani accompagnata da suono di timpani, tamburi e flauti. Dall’altra parte si aspettò lo scontro in silenzio preparandosi alla difesa. Dopo le prime scaramucce a distanza, a mezzodì il vento cambiò e gonfiò le vele cristiane, nel frattempo le navi turche erano arrivate in prossimità delle galeazze a tiro utile dei cannoni di queste. La flotta cristiana passò all’attacco e questo fu segnato dall’innalzamento dello stendardo con il crocefisso al centro sull’ammiraglia di don Giovanni d’Austria e contemporaneamente su tutte le altre navi fu innalzata una croce.
I preti impartirono l’indulgenza plenaria a tutti i combattenti e i forzati ai remi furono liberati dalle catene. All’unisono tutti i cristiani levarono al cielo la preghiera all’Altissimo e le navi si lanciarono contro i turchi con il rematore che vogavano recitando il Rosario.
Alle cinque del pomeriggio le navi turche scampate si dettero alla fuga, alla stessa ora Il Papa che era intento ad altro ufficio si diresse alla finestra del palazzo, rimase come in estasi con lo sguardo rivolto ad oriente e poi disse “ interrompiamo tutto il resto, andiamo a ringraziar Dio perché la flotta ha vinto “ e in quell’occasione istituì la festa di s. Maria della Vittoria Auxilium Christianorum che poi Gregorio XIII trasformò in Madonna del Rosario.
Al ritorno dalla battaglia i combattenti sbarcarono a Porto Recanati e si recarono in processione a Loreto per ringraziare la Vergine. I rematori consegnarono le loro catene che servirono per fare le cancellate delle cappelle della chiesa di Loreto.
Gli stendardi della battaglia sono custoditi a Gaeta e Pisa.