Ricorrerà nel 2018 il 70° anniversario della proclamazione universale dei diritti dell’uomo. In quel lontano 1948 si avvertì il bisogno di affermare quali fossero i beni materiali e spirituali dell’individuo intangibili in ogni parte del mondo.Su quella base, sono state emesse sentenze e condanne che hanno messo all’indice i paesi dove queste non venivano rispettate. Si sono fatte addirittura guerre sotto la bandiera dell’ONU per riaffermarle. Si può dire che in ogni parte del mondo la diplomazia internazionale, o i caschi blu sono intervenuti per la tutela di quei diritti. Ancora notevole è stato l’impegno di solidarietà in occasione di catastrofi naturali, quando in pericolo era la sopravvivenza stessa delle popolazioni. Le nazioni più ricche si sono messe particolarmente in evidenza, e l’Italia con esse.
Che poi in tutto questo operare ci siano state strumentalizzazioni e deviazioni, è stato inevitabile, ma si può ritenere che la motivazione iniziale fosse nobile.
Il continuo miglioramento delle condizioni di vita nel mondo, pur con il notevole divario tra mondo occidentale e paesi in via di sviluppo, sembrava destinato a proseguire nel presente, e negli anni a venire.
Dopo il crollo del comunismo che al di là di complesse considerazioni storico-politiche, e di giudizi etici, ha significato, almeno all’inizio, un tentativo di affrancamento degli strati sociali più deboli dai bisogni elementari, si assiste ad una nuova rivoluzione.
E’ quella tecnologica, che ha portato con sé l’adesione entusiasta al pensiero liberista, al libero mercato, alla convinzione ( vera o ipocrita?) che per questa via si sarebbero risolte le disparità sociali, sino a realizzare quella felicità nel mondo, che tutti i sistemi politici hanno sempre promesso e mai realizzato.
Per questa via si è realizzata la famigerata o salutare globalizzazione aderendo al modello ideologico del liberismo, e nella prassi con la creazione di un mercato globale con una conseguente competizione planetaria che ha arruolato anche gli eredi del sistema comunista, come la Cina. Il divario e la contrapposizione si è spostato tra paesi produttori e paesi fornitori di materie prime, quest’ultimi spesso poveri e sottosviluppati, dominati da ristrette oligarchie corrotte, interlocutrici dei paesi ricchi. La riaffermazione di un islam radicale che è dei nostri giorni, con la pratica del terrore e le conseguenti guerre che in parte precedono e in parte ne sono una conseguenza, l’immigrazione incontrollata possono essere la risposta a questa situazione. D’altra parte la tremenda crisi economico-finanziaria che sta avvolgendo il mondo, fa ancora una volta giustizia delle ricorrenti messianiche e fideistiche attese di una luce nello sviluppo umano verso la definitiva libertà dal bisogno , delle inarrestabili e progressive conquiste dell’uomo che con la sua intelligenza e volontà porterà il paradiso sulla terra. Cambiano forme ed attori, ma la lotta tra bene e male tra sfruttati e sfruttatori, fortunati e meno, permane . La comprensione e previsione degli eventi storici è regolarmente falcidiata da fatti che costringono a ricominciare da capo con la tenacia che l’etica impone, con l’ineludibile necessità di operare, con la consapevolezza dell’imprevedibilità del risultato.
Settanta anni dopo la proclamazione dei diritti intangibili dell’uomo, dobbiamo dire che è solo una dichiarazione di intenti, comunque una strada da percorrere, indipendentemente dai risultati?
Certo sono consegnati alla storia gli orari di lavoro operaio di quattordici al giorno, il diritto di voto solo per le classi ricche. Si è istituito il suffragio universale, malattie devastanti sono state sconfitte, la stessa povertà ha assunto connotati più accettabili. C’è una rete di solidarietà dinanzi alle sciagure naurali e molto altro…………
Ma il brutto che abbiamo combattuto e a volte vinto assume nuove sembianze: il genocidio senza rumore di residue minoranze etniche, la devastazione dell’ambiente, a dispetto delle promesse, il divario tra scandalose ricchezze e infinite povertà. Solo alcuni esempi. Dobbiamo forse ripensare ad un diverso modello di vita , abolire il PIL come misura della felicità.? In questo contesto tornare ai bisogni essenziali dell’esistenza non appare più una nostalgia utopica ma una necessità che la terribile emergenza economica e finanziaria di questo tempo minaccia di imporre. Il pane da mangiare e non per farci carburante, l’acqua da bere, sottratta al monopolio delle multinazionali, l’ambiente vivibile per l’uomo e le altre forma di vita, etc……………………
Oggi questa è la nuova frontiera dei diritti dell’uomo. La giusta celebrazione dell’anniversario.