Come ogni anno, ieri si è celebrato il rito per la festa del santo patrono della città.  Chiusa la cattedrale per gli eventi sismici, la statua scintillante di argenti, da lì è stata trasportata in S. Agostino, e da qui per le strade della città.            Poi a sera gli uomini della confraternita l’hanno riportata nella sua casa, in cattedrale.  Gente in chiesa e in processione tanta, un po’ meno per le strade.  Devoti, curiosi, indifferenti, hanno in qualche modo tutti partecipato al rito.  Devoti per antica tradizione, o raggiunta consapevolezza, hanno seguito le funzioni religiose, accanto ad uomini e donne, tiepidi di fede, ma bisognosi di conforto e certezze.  Hanno pregato insieme per sanare le infermità, per fortificare le fragilità, nella speranza di un domani.  Non mancavano curiosi, occasionali vacanzieri, intenti a fotografare e filmare, estranei e noncuranti del divino immanente che si svolgeva dinanzi a loro. Come richiamati a un evento, tra i tanti, che propone la città dei giochi, del cibo, dello sballo serale.   Per ultimo gli indifferenti, seduti nei bar, o vaganti nei negozi del commercio, immersi nella loro quotidianità.  Molta Quintana nella processione e niente confraternite dei mestieri e delle arti di antica costumanza. Straordinario il coro e l’organo, preziosa e illuminata l’omelia del vescovo, bella e avvolgente la chiesa di S. Agostino.  Alla fine prima di tornare a casa S. Feliciano ha benedetto tutti, anche e più degli altri, coloro che lo hanno ignorato e un frammento della sua santità è sceso su tutti e ci accompagnerà per il resto dell’anno.