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In condizioni di crisi il corpo umano risponde con una serie di adattamenti che concorrono a configurare il quadro dello shock.
Si danno varie definizioni di questa condizione, a mio parere rimane valida quella che ne dette uno studioso americano: lo squilibrio tra massa di sangue circolante e letto vascolare che lo contiene.
Lo shock si presenta in molte condizioni: emorragia, infarto del miocardio, reazione allergico-anafilattica, stati settici .
I sintomi più comuni sono l’abbassamento della pressione arteriosa, l’aumento della frequenza del polso, la sudorazione, la pelle fredda, il profondo malessere con sensazione di morte imminente.
La reazione è innescata da recettori pressori e guidata da ormoni surrenalici come l’adrenalina, e il cortisone.
La finalità di tali modificazioni è di centralizzare la circolazione del sangue.
Si sacrificano gli organi periferici, in modo che non manchi il sangue ai polmoni, al cervello, al cuore. Questi sono considerati gli organi essenziali per la vita, rispetto a quelli addominali, alla pelle, ai muscoli, e progressivamente a tutti gli altri …che sono considerati meno importanti ed in qualche modo riparabili e più resistenti.
Anche nel corpo sociale accadono queste emergenze e le autorità, nelle vesti di cervello pensante, sono chiamate a porre in atto analoghi comportamenti virtuosi con l’obiettivo di preservare la sopravvivenza del corpo sociale, magari con sofferenze che si rivelano indispensabili.
Churchill alla fine del 44’ e per tutto il 45’, sino alla resa della Germania ebbe a che fare con l’emergenza di una pioggia di V1 e V2 che i tedeschi fecero piovere su Londra e l’Inghilterra. Dovette decidere se impiegare gran parte della forza aerea per neutralizzare la nuova arma e quindi interrompere i bombardamenti sulla Germania, oppure sopportare i missili e continuare l’offesa al territorio tedesco. Giudicò che era meglio fiaccare la forza tedesca, continuando i bombardamenti devastanti sul suolo nemico, piuttosto che difendersi dai missili.
La scelta comportò migliaia di morti in casa, ma probabilmente come contro-altare un più rapido declino della forza militare tedesca.
Stalin per imporre al paese un balzo in avanti che lo affrancasse dalla condizione di sottosviluppo e arretratezza ereditata dal regime zarista, che da poco e solo nominalmente aveva abolito la servitù della gleba, fu costretto a imporre sacrifici inauditi alla popolazione, soprattutto contadina, secondo una visione comunista della società e della storia che allora appariva vincente.
Per questo in tutto il mondo non solo nella Russia sovietica, Stalin era chiamato piccolo padre e Churchill e Roosevelt gli tributavano attestazioni di stima e rispetto.
Poi da piccolo padre divenne male assoluto come Hitler, ma questa è altra storia.
De Gasperi nel primo dopoguerra firmò un trattato con il Belgio che, a fronte di un accesso, non so se privilegiato, al mercato del carbone, imponeva l’invio d’italiani a lavorare come minatori nelle miniere belghe. Arruolarono gente dalle campagne, dagli strati più poveri della popolazione, dalle regioni depresse del Centro e del Sud. Gli uomini erano sottoposti a controlli preliminari per escludere gli elementi sindacalizzati o con tendenze politiche non ortodosse.
Si arrivò alla cifra di 77000 minatori legati da un contratto quinquennale che non potevano sciogliere. Vivevano come profughi in baracche vicino alle miniere, condizioni di vita e di lavoro infami. Ci volle la strage di Marcinelle nel 53’, con centinaia di morti quasi tutti italiani, per interrompere il contratto. C’era stato bisogno degli italiani perché i belgi non avevano voluto fare quel lavoro pericoloso. Da quel sacrificio l’Italia poté ripartire nella ricostruzione.
Questi tre sono alcuni esempi che dimostrano come il sacrificio di parti sociali serve per il benessere e lo sviluppo della collettività. Se ne potrebbero fare molti altri.
Questi sono esempi del passato storico e a distanza di tempo si può giudicare se la sofferenze si sono risolte in bene per la collettività.
Ma quando bisogna verificare le cose nel loro svolgersi è tutto più difficile.
Oggi nel nostro paese e nel mondo non si riesce a cogliere un disegno superiore, un ritorno positivo a fronte dei sacrifici e delle privazioni che affliggono vasti strati sociali.
Le guerre, lo sfruttamento selvaggio della terra, la povertà degli ultimi, le migrazioni dei disperati, sembrano fuori controllo, non si coglie un disegno superiore teso ad una loro risoluzione, per conquistare un benessere per tutti.
Sullo sfondo solo gli interessi della finanza e dell’economa oligopolista, funzionale alla ricchezza dei pochi.
Oppure queste cose che vediamo sono momentanee e preparano un’età dell’oro che sta dietro l’angolo.
Ognuno scelga come sente e crede.