Il negozio di cappelli di via Gramsci.
Vi si vendono cappelli, vari, e di infinite fogge. Non é il solo cappellaio della città, ce n’erano altri. Ma via via hanno chiuso tutti, come i calzolai, gli edicolanti, i negozianti alimentari, e altri, tanti, quasi tutti in ossequio alla globalizzazione, alle multinazionali dei servizi e di ogni altra cosa. Il negozio che vende cappelli porta con sé un segno di distinzione, parla di civiltà e benessere di una comunità, di bisogni reali e anche effimeri che coniugano funzionalità con il piacere dell’eleganza o dell’esibizione. Quanto meno la prima è diventata merce rara e per la seconda ci si affida ad altri amuleti del tipo tatuaggi, capelli colorati, vestiti strappati, nudità oscene. Il negozio di capelli di via Gramsci fa ancora bella mostra di sé, con avvisaglie di resa cicliche mai portate fino in fondo. Per intanto accanto ai cappelli sono esposte bottiglie di vino e liquori vari, con un accenno di bancone a testimoniare il progetto di prossima riconversione in locale con la stessa vocazione ricreativa degli infiniti altri, sorti come funghi nella via. Però il processo avviato non è ancora giunto a termine e i cappelli troneggiano accanto alle bottiglie dello sballo. Una preghiera a favore dei cappelli!