Il cordoglio per la morte di Maurizio Costanzo
È morto Maurizio Costanzo, giornalista, scrittore, uomo della televisione e dello spettacolo. Pubbliche esequie, lutto in tutta la nazione, diretta televisiva della cerimonia religiosa, presenza delle massime autorità dello Stato, commemorazioni, cordoglio. Un personaggio importante nel mondo delle persone in vista, di quelle che tutti conoscono per la notorietà acquisita soprattutto grazie alla loro presenza pressoché quotidiana nell’elettrodomestico di casa, il televisore. E Maurizio Costanzo era presenza costante da tantissimi anni. Aveva inaugurato intrattenimenti serali con ospiti i più vari, davanti al pubblico in sala e a quello televisivo a casa. La cosa oltre che visibilità gli aveva dato anche il potere di promuovere carriere nel mondo dello spettacolo e non solo. In generale la sua opinione era ascoltata e temuta. E l’uomo non aveva trascurato di aderire a consorterie nelle quali creare rapporti con personaggi influenti nei vari campi della società civile. Consorterie virtuose come le associazioni che combattevano la mafia, dalla quale ebbe un’attenzione criminale con un attentato che fortunatamente non andò a segno. E la cosa tornò a suo onore e ne guadagnò nell’apprezzamento del pubblico. Ci furono anche adesioni a consorterie meno virtuose come la loggia massonica P2 di Licio Gelli che quando fu sciolta con accuse di criminalità venne da lui ripudiata, con l’etichetta di una scelta sbagliata, della quale chiedeva scusa al pubblico. Naturalmente come scelta politica gravitava nell’area della sinistra, senza aderire ad un partito preciso, il che dava più libertà di movimento. Com’è in genere degli intellettuali, che se decidono di andare in parlamento ci vanno nelle liste di un partito, una volta il PCI, ma da indipendenti. Uomo intelligente, si era inventato trasmissioni televisive innovative, piacevoli ad ascoltarsi, e dotte in modo accettabile. Non troppo da mettere in soggezione gli ascoltatori, quel tanto che faceva sentire il pubblico generalista, parte del mondo esclusivo della cultura. La riconoscenza per quella convocazione creava un alone di rispetto e considerazione per l’autore di quella cosa. Gli ospiti erano i più vari, da quelli famosi, a coloro che raccontavano le vicissitudini di vite normali o decisamente dolorose Ce n’era per tutti, raccontato con il distacco dell’intellettuale, che amava lasciarsi contaminare da una partecipazione umorale che poteva essere di umana simpatia o anche di fastidioso sarcasmo. Uomo intelligente per il quale la televisione era solo una vetrina, dietro c’era anche il giornalista, lo scrittore, l’autore dei testi poetici di canzoni famose. Giornali e televisione hanno raccontato e fatto vedere una folla imponente di persone confluite a Roma per rendere omaggio al feretro. Persone normali accanto a volti noti delle istituzioni, della politica, dello spettacolo, della cultura. Nel racconto che i media hanno proposto si indugiava sulla commozione dei presenti e sulle virtù del defunto, come è giusto che sia. Viene da pensare, e non sembri irrispettoso, che in queste celebrazioni c’è una componente spettacolare che inquina le motivazioni nobili. Il personaggio è importante, ci sarà la stampa e la televisione, bisogna andare, esserci, anche se si sa poco della persona, e alla fin fine non ci era neanche molto simpatico. Ma chi sa, in qualche inquadratura forse saremo visti dagli amici o da quelli di casa, magari accanto a personaggi famosi, a cui stringere la mano, accomunati dal medesimo lutto. Oppure una troupe televisiva ci intervisterà per mandare in onda il cordoglio delle persone umili. È che la società odierna si caratterizza anche per la tirannia dello spettacolo, che coinvolge la vita di ogni giorno. Si esiste, se si partecipa ad un happening, se si è visti in televisione o citati dalla stampa. È straordinaria questa capacità di chi detta le regole del corretto e condiviso, a muovere a commozione l’animo dei semplici dinanzi al lutto dei potenti. Magari non è così, e per le persone normali è solo regalarsi un attimo di notorietà o comunque sentire di avere partecipato ad una liturgia laica vincente e riconosciuta. Con le parole di rito e le commozioni di prassi. Per poi magari ignorare le sofferenze e la morte degli umili perché sconosciuti. Ma tutto questo non c’entra niente con l’uomo Maurizio Costanzo a cui si deve il rispetto e il pensiero commosso come ad ognuno che termina la sua peregrinazione su questa terra. Potenti e umili inesorabilmente.