Esistere, e la vita che si srotola nei giorni, negli anni, sino all’ultimo. Tutto quanto accade, lascia una traccia in noi, forma una gigantesca memoria, è il nostro hard-disk. Ma non siamo solo memoria, siamo anche soft-ware, programmi che qualcuno ci ha messo dentro. Chi li ha messi dentro? Forse sono il frutto di un sofisticato arco riflesso: dall’esperienza alla elaborazione corticale. E da qui il programma, che è una risposta, ora e in futuro, agli accadimenti, a prevenirli, a non subirli. E questi infiniti programmi stanno lì, pronti, aspettano. Qualcuno non è mai passato dalla potenza all’atto. Per questi, potremmo dire, non legati all’esperienza, l’attivazione dipende dal coagularsi nella mente di una cosa arcana: l’idea. Non si sa cos’è l’idea, da dove viene, ma essa solo è in grado di innescare il soft-ware, di utilizzare l’hard-disk. L’idea è lo starter, quel quid che ci fa diventare da passivi, attivi, creativi. Quell’innesco è anche la nostra angoscia, il riscatto dallo stato vegetativo. Dunque nobilitiamo la nostra esistenza perché diventi terreno fertile per le idee. E come in passato, ora e sempre: lotta, lotta non smettere mai di lottare. Come nel West, l’uomo riparte a cavallo sempre, anche se vecchio, a cercar fortuna.