Nella storia della medicina ci sono tracce sin dai tempi più antichi di locali dove venivano ospitati i viandanti e dove venivano curati in caso di bisogno. Ospitati dunque, perché per lungo tempo gli ospedali (ospitali) furono luoghi di accoglienza, di riparo per la notte, e dalle intemperie, di riposo per la stanchezza del viaggio.    Soprattutto nel Medioevo a favore dei pellegrini che vagavano per le strade d’Europa da un monastero all’altro, da un luogo di devozione ad un altro. L’ospitale in caso di necessità divenne luogo di cura, è così che nascono gli ospedali nel senso moderno del termine. Dunque si comprende perché nell’antichità fossero in prossimità di luoghi sacri, ed ancora oggi nei nostri nosocomi c’è un angolo per il sacro che la laicità non è riuscita a sopprimere , ma solo a minimizzare. Dopodiché gli ospedali si andarono distinguendo nelle varie tipologie:

  • Militari: per ospitare militari feriti o malati in guerra.
  • Di carità: per trattare gli indigenti
  • Sociali: ospedali pubblici per la collettività nell’ambito della sicurezza sociale.
  • D’insegnamento: gli ospedali delle cliniche universitarie
  • Privati: a pagamento, ospedali privati

Ma tornando alla storia, esistono molti documenti e testimonianze della loro presenza anche prima del Medioevo, come dimostrano pitture rupestri rinvenute nella Samaria del 3000 a.c., o negli scavi archeologici di una zona del Danubio, dove sono stati rinvenuti resti importanti di un ospedale militare romano del I secolo sotto l’imperatore Cesare Augusto.   Così in Grecia furono costruiti templi per accogliere infermi, come quello dedicato ad Esculapio il dio della Medicina. Nel tempio erano ricoverati persone bisognose di cure mediche e al contempo spirituali.       Come pure il tempio di Cos, la città dove nacque Ippocrate nell’anno 460 a.c. e dove fondò la celebre scuola.  Il tempio era ad un tempo il centro della vita religiosa e il luogo della cura dei malati.       Accadeva che gente delle altre città greche accorresse a Cos per farsi curare, per questo avevano approntato tende intorno al tempio per dare ospitalità alle persone e curare i loro mali.         Sacerdoti erano i responsabili del tempio, dei ricoveri annessi, delle tende e delle persone dentro e fuori dei vari edifici, come delle cure prestate con l’aiuto di “personale sanitario”.   Nell’antica Grecia i medici non operavano distinzioni tra classi sociali, tra ricchi e poveri, e praticavano con rispetto uguale per tutti.     In una parola:“philiayatrickè” che in epoca cristiana prese il nome di filantropia medica.    L’onorario che gli abbienti corrispondevano ai medici veniva utilizzato per la costruzione di nuovi ricoveri che ampliavano i preesistenti.     I Romani seguirono l’esempio e realizzarono il primo tempio che potremmo definire filantropico, il tempio dedicato ad Esculapio. Secondo alcune fonti nell’anno 461 a.c., secondo altri storici nel 290 a.c.  nell’isola tiberina. Lì era approdata una nave di ritorno da Epidauro dove sorgeva il tempio di Asclepio, la nave era stata inviata per ordine del Senato per avere lumi sulla grave epidemia scoppiata a Roma. Un grosso serpente sacro al dio si era infilato nella nave e da questa era sceso nell’isola tiberina scomparendo alla vista. In quel luogo fu costruito il tempio dove poi venivano tenuti e curati i malati gratuitamente.    Esistono testimonianze che ospedali di questo tipo fossero a Ceylon nel 400 a.c. e in India nel 276 a.c. per accogliere i malati e prestare cure consistenti in bagni, buona alimentazione, massaggi.     Così pure si pensa dovesse essere anche in Cina, e la medicina cinese ebbe grande diffusione in tutto l’estremo Oriente, particolarmente in Giappone dove sotto l’imperatrice Komyo fu costruito il primo ospedale nel 758 .     Nei paesi arabi sotto l’influenza mussulmana si costruirono ospedali vicino o nell’ambito delle moschee.      Il primo ospedale fu costruito a Damasco nel 707.       A Bagdad nel 1160 a dimostrazione della forza economica, e del progresso raggiunti ne furono costruiti 60.  Al Cairo, dove ne esistevano dall’anno 874, nel 1283 fu costruito un grande complesso ospedaliero con infermierie distinte per uomini e donne, e reparti sotto la direzione, oggi diremmo di un primario, con una numerosa equipe di assistenti medici e infermieri.   Durante il Medioevo gli ospedali risentirono ancor di più dell’influenza religiosa: in Oriente l’Islam, in Europa il cristianesimo.       Ci si preoccupava che il malato non fosse trattato con farmaci insicuri o decisamente illegali, perché l’uomo era stato creato ad immagine di Dio e così si dovevano offrire le migliori cure per guarire il corpo e l’anima. Per questo molti ordini religiosi costruirono ospedali seguendo i principi della filantropia e della umanità.  Le crociate iniziate nel 1086 dettero grande impulso alla costruzione di nuovi ospedali.       Sui fronti di battaglia contro i mussulmani operavano anche i monaci degli ordini religiosi intenti a curare le ferite, e le malattie, in particolare la peste molto frequente in quel tempo.     Nei soldati si verificavano inoltre recrudescenze della lebbra, con un numero importante di soldati colpiti. La quantità di feriti e malati costrinse le autorità militari a costruire un complesso  in terra santa di 2000 posti letto.     Bisogna per altro ricordare che queste istituzioni ospedaliere con il fine di dare rifugio ai malati, ai pellegrini e ai poveri, avevano avuto inizio con un decreto dell’imperatore Costantino in occasione del concilio di Nicea nel 335.     In Europa in varie città, tra le prime Costantinopoli e Lione furono costruiti molti ospedali, di questi il più grande ed importante fu l’Hospital Dieu di Parigi nel 641 vicino a Notre Dame.      Fu ricostruito dopo alcuni secoli in prossimità della Senna nel 1165 e rimase lì sino al 1620, per essere di nuovo ricostruito nel 1868.       Fu famoso per i progressi della  Medicina e della  Chirurgia lì conseguiti, e per i medici illustri che lì operarono. L’organizzazione della struttura si declinava in unità operative, diremmo oggi, ognuna guidata da un responsabile, e ognuna dedita ad un particolare settore della Medicina.      Le unità erano autosufficienti anche da un punto di vista alimentare, con propri panifici, orti , aziende agricole. L’assistenza ai pazienti era gratuita, i medici non erano pagati.      Quel modello di ospedale con la sua vocazione filantropica si diffuse in tutta Europa nei circa 20000 nosocomi costruiti.     Un esempio in Italia, il primo o tra i primi, è il Santo Spirito a Roma, non a caso vicino alla basilica di S.Pietro perché ospitale per i pellegrini che venivano a pregare sulla tomba dell’apostolo, e per la comunità sassone che in quella parte di Roma si era stabilita, da qui il nome di S.Spirito in Sassia.   Dopo il X secolo prima lentamente poi più velocemente si verificarono condizioni favorevoli allo sviluppo della Medicina: furono la creazione delle università; l’abolizione da parte della Chiesa dell’editto del 1163, esiziale per la chirurgia, che proibiva tutte le manovre che comportavano lo spargimento di sangue; il permesso alla dissezione dei cadaveri per lo studio dell’anatomia e la ricerca delle cause di morte.  Con il Rinascimento gli ospedali da presidi sotto l’esclusivo controllo religioso cominciarono a passare all’autorità civile come servizio pubblico per il benessere della comunità.                          In Spagna sorge una nuova architettura per gli ospedali, che poi si diffonderà in Europa: il modello prevedeva uno spazio riservato al culto religioso. E’ da notare che il rapporto tra assistenza medica e conforto religioso pur nella progressiva laicizzazione fu conservato.                        In questo rispetto per la dimensione religiosa gioca un ruolo importante l’eredità storico-culturale che abbiamo sopra ricordato.  Questa minimale sopravvivenza del sacro nei moderni templi della scienza può apparire un anacronismo, un fastidioso retaggio del passato che si tollera per pigrizia , per non urtare la sensibilità dei credenti residuali, per cooptare minoranze e disarmarle da possibili contestazioni……..      Forse e sarebbe virtuoso, potrebbe significare l’umiltà della ragione che non pretende di esaurire in se stessa la possibilità della conoscenza.    Più realistico lo scopo di non privare il malato del conforto che gli può venire da territori che la scienza non ama percorrere.