Al Sindaco,
Ai membri della Giunta comunale
Ai consiglieri Comunali
La passata amministrazione aveva messo in cantiere un rifacimento della piazza principale del paese: Piazza dei Martiri.
È un luogo molto caro ai sigillani vecchi e spero anche nuovi, nonostante nel corso degli anni si sia cercato di diminuire la sua centralità per la vita del paese.
Sono sorti altri centri di aggregazione, soprattutto il nuovo spazio alla periferia del paese chiamato “la Pista” che all’inizio è sembrato nascere in opposizione, quasi alternativo a Piazza dei Martiri , vista come la piazza dei sigillani d’hoc , di quelli appartenenti alle famiglie storiche, a quelle più antiche del paese.
Legittimo se si considera che dal dopoguerra il paese ha visto l’ingresso di famiglie che sino ad allora vivevano nella campagna addetti al lavoro dell’agricoltura.
Ma in Piazza dei Martiri sulla facciata del palazzo comunale ci sono le lapidi dei caduti nella Grande Guerra e tra questi c’è il nome di mio nonno, e l’altro mio nonno aveva fondato sempre in prossimità della piazza la sede del partito socialista che dopo la sua morte fu intitolato al suo nome:Umberto Paci.
Per il breve tempo in cui il partito sopravisse.
E dunque per quanto mi riguarda la piazza di Sigillo per me resta Piazza dei Martiri e per questo mi permetto di stilare queste considerazioni.
Non so come la nuova amministrazione intenderà dare seguito alla spesa dei fondi reperiti dai precedenti governanti , ma ritengo che l’occasione sia propizia per riconsiderare il fatto storico degli anni sessanta circa lo sventramento del paese.
Allora, l’indimenticato sindaco Aroldo Aleandri ritenne opportuno fare quella scelta.
Erano anni di modernità galoppante, era in corso di costruzione la strada per la Val di Ranco.
Si aprivano nuove possibilità di sviluppo economico, e quella scelta, se pur mortificante l’aspetto antico e accogliente come un salotto del centro del paese, sembrò giusto per quella prospettiva. Prova ne fu, tra l’altro, il sentimento di invidia con cui i paesi vicini ci guardarono, dinanzi allo sviluppo del nostro paese rispetto al loro.
Poi i tempi sono cambiati, nuove sensibilità sono emerse e la stagnazione economica ha reso quella scelta discutibile, soprattutto con l’affermarsi del turismo come risorsa economica.
Ed il turismo predilige ambienti antichi non compromessi dalla modernità, alla quale in qualche modo lo sventramento ci aveva consegnato.
Ma inutile è guardare indietro, però l’occasione dl rifacimento della piazza è suggestivo per cercare di ridare, per quanto possibile, al paese quel carattere di spazio pensato per la socialità, che aveva più compiutamente prima dello sventramento.
Per questo ritengo che gli scalini del palazzo comunale e il pavimento della piazza, ora credo in marmo e pietra, dovrebbero essere sostituiti dal cotto, in continuità con il materiale con cui è stata costruita la facciata del Municipio.
Ridarebbero al tutto il colore e il sapore che né il bianco del marmo, né il grigio dell’ardesia posseggono.
Andrebbe tolto il parcheggio riservato sotto gli scalini, sostituito dalla nuova pavimentazione.
E poi perché non pensare a ripiantare tigli, in particolare lungo la strada che dalla piazza prosegue verso la scuola ripristinando quanto era in passato.
Come pure disciplinare il transito di TIR e automezzi pesanti che non favoriscono la vita del paese.
Poi questa estate si sono fatti passi verso un’altra emergenza cara ai vecchi sigillani: la chiesa di S.Agostino.
Dismessa da tempo per presunto pericolo di crolli dopo il terremoto, di fatto chiusa al culto, è stata riaperta alcune ore al mattino, per permettere a chi lo vuole, di visitarla, di dire una preghiera, di ricordare lì i propri cari.
Per effetto di questo interesse della popolazione, meritoriamente don Ferdinando ha partecipato alla rivisitazione dell’organo che è stato trovato in perfetta efficienza, e c’è la speranza, che data la presenza in paese di don Piero Vergari, valente organista, potremo di nuovo sentire diffondersi nell’aria suoni e canti provenienti da S.Agostino.
Inoltre per l’opera e le pressioni di alcuni meritevoli sigillani il Ministero dei Beni Culturali ha mandato una commissione a verificare lo stato della costruzione.
Presente don Ferdinando, e i sigillani di cui sopra, è stato certificato che la situazione è buona, anzi ottima.
Si tratta di fare interventi non strutturali, per rendere la chiesa di nuovo pienamente agibile , ci si augura che l’amministrazione, in questa occasione non presente per impegni istituzionali, si faccia parte attiva in questa vicenda.
Chiedo scusa per queste note, scritte solamente per spirito di servizio e amore per il paese, non ne tenete conto se ritenete che siano incongrue.
Cordiali saluti
Marcello Paci