Ricordando Lucio Battisti
Di destra lo definivano, ma l’insulto era smorzato dall’enorme successo di pubblico di tutte le età che per lustri continuò a riscuotere. Gli altri cantanti,necessariamente impegnati e allineati al pensiero dominante, lui no , e più di lui Mogol, il poeta dei testi sublimi che prima e più delle ideologie, parlavano al cuore e ai sentimenti che da sempre accomunano i giovani di tutto il mondo e di tutte le epoche della storia, prima della corruzione operata su di loro dalla società e dagli ismi dominanti. E Battisti ricopri quelle parole di musica e le cantò con una voce, non gran voce , ma adatta come nessun’altra a quel racconto. E lo abbiamo amato senza discussione,magari con l’eskimo addosso o in sella al vespone bianco 200 dei pariolini poco dopo esserci picchiati in qualche strada delle nostre città.
Taumaturgica quel’accoppiata Battisti-Mogol e non accadde loro quanto avvenne a De Gregori, che subì un processo politico e dopo si trovò ad abbandonare le scene per alcuni anni, per paura o altro. Ci volle la canzone di Venditti, altro big canzonettaro per sdoganarlo e farlo tornare. Battisti e Mogol, loro no, sempre meno serate e apparizioni, poi più niente , bastavano i dischi per tenerli in cima alle classifiche. Ci volle una donna, la compagna di Battisti per interrompere quell’idilio, che li aveva portati per le strade in sella a due cavalli per un viaggio da Milano a Roma rimasto celebre e anch’esso in qualche modo alternativo all’imbrancamento delle masse che i concerti cominciarono allora ad officiare in Italia e nel mondo. E poi Battisti si credette troppo grande e volle tentare strade nuove. e l’avventura americana, e il nuovo paroliere Panella un poeta difficile, incomprensibile adatto per quel delirio di grandezza che lo aveva preso e fu la fine , scomparve , e poco dopo non gli rimase che morire per tentare di non abbandonare il sogno della grandezza e dunque morì ancor giovane, così che si potesse dire di lui: muore giovane chi è caro agli dei.