Lo avrebbe mandato dal professor Stefanini, quel figlio inquieto, medico come lui, ma voglioso d’altro , qualcosa di più , di diverso, rispetto a quella condotta in mezzo ai monti dell’Umbria, alla quale il padre avrebbe voluto associarlo, per poi lasciargliela dopo il suo pensionamento. Voleva qualcosa di più, era bello, volenteroso nello studio , in un’Italia che correva. C’era frenesia e voglia di fare, in giro , di migliorare la condizione da cui si veniva, e lui che partiva già bene, sentiva il paese o la città di provincia come una prigione. Sognava la grande città, le aule universitarie …
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